QUANDO NOI MORTI CI RISVEGLIAMO

da Henrik Ibsen

Traduzione, adattamento, ideazione, regia, scene, costumi, musiche, luci e video: Rajeev Badhan
Con Alberto Baraghini, Rebecca Sisti, Elena Strada, Rajeev Badhan e alle percussioni e ai dispositivi sonori Enrico Malatesta o Yuri Piccolotto
Musiche Enico Malatesta o Yuri Piccolotto
Produzione esecutiva e organizzazione Rajeev Badhan, Harbans Badhan
Assistente alla produzione Harbans Badhan
Segretaria di compagnia Elisa Marchese
Produzione SlowMachine con il sostegno del Ministero Italiano della Cultur

Dopo la lettura che Rajeev Badhan e la sua compagnia Slowmachine hanno dato de “Le notti bianche”con la freschezza del loro linguaggio – fatto di un’affascinante connessione fra teatro tradizionale, musica, video live, – e allo stesso tempo per la grande coerenza nella loro, pur attualizzata, rilettura del capolavoro dostojevskiano. Questo lavoro si concentra su un altro classico del teatro – Henrik Ibsen – e, ispirato da “Quando noi morti ci risvegliamo” porta avanti una riflessione sull’intreccio tra arte e vita, che ogni artista percepisce indissolubile. Nel testo ibseniano uno scultore in crisi creativa e matrimoniale, reincontra per caso una donna amata nel passato, la sua musa e modella della sua opera più famosa. La donna però gli rinfaccia di averle rovinato la vita. Quando l’artista riesce a convincerla ad abbandonare tutto per ricreare la loro unione nell’arte e nella vita, è però il destino a frapporsi violentemente. L’ultima livida opera di Ibsen diviene allora per Rajeev Badhan punto di partenza per sviluppare ulteriormente la sua ricerca in un’ottica di contaminazioni fra arti e nuove tecnologie, creando -spiega:

 

“«una dimensione in cui tutto è dichiarato, tutto è reale e allo stesso tempo tutto è finzione, tutto è vivo, ma allo stesso tempo tutto è già morto. Una dimensione visiva che cerca di andare oltre le parole, anche attraverso una costruzione sonora live e una scena che combina elementi materici naturali ed elementi tecnici».”

Rajeev Badhan

RASSEGNA STAMPA
 
Anche Badhan potrebbe essere ingiustificatamente criticato per delle contaminazioni spregiudicate considerate poco consone all’ultimo dramma di Ibsen usando dei video in tempo reale, in una scenografia con una componente naturale dove la recitazione vera e propria predomina e una tecnologica più musiche dal vivo che con essa, Badhan affabula il pubblico volutamente. Ma non è proprio la rivoluzione dello scrivere, dello sceneggiare anche riadattando dei testi monumentali della letteratura, un modo di porre e far porre domande diverse su questioni universali? L’ottimo uso dell’intelligenza artificiale per ricreare immagini, volti, sdoppiamenti nella recita degli attori risulta un teatro non innovativo di per sè ma al passo con i tempi e per nulla poco azzeccato. […] E proprio Badhan ha riadattato questo dramma perché è il manifesto conclusivo di Ibsen su tutti i temi essenziali e filosofici che ci offrono un quadro generale del suo pensiero che negli anni e con le sue opere era giunto al culmine della sua immortale opera letteraria .La conclusione è comunque “perfettamente” ambigua e simbolica, sul concetto del immolazione, della salvezza e del prezzo che l’arte richiede: anche immolare la propria gioventù, amore e le personali ambizioni sognate, anche con la propria vita, ma lo era veramente?
Dubbi che questa ambiguità ha lasciato al pubblico di questa sera, per una serena riflessione su questi temi, grazie al non aver appesantito come altri registi nel passato avevano fatto, questo riadattamento ed ideazione di un ottimo Badhan.

Edoardo Gridelli, Nord Est News TRIESTE, Gennaio 2025.

il regista Rajeev Badhan – concretamente in scena insieme agli altri attori della compagnia SlowMachine – ha deciso di unire la pièce del 1899 di Henrik Ibsen all’intelligenza artificiale e alle nuove tecnologie, proponendo al pubblico un esperimento a tratti molto ben riuscito. Grazie alle intuizioni del regista, questo dramma in tre atti si arricchisce di giganteschi video in diretta, che creano piani di visione cinematografici e ipnotici, ma anche di immagini create dall’Ai, che tuttavia non snaturano il senso della drammaturgia. L’intelligenza artificiale viene, infatti, utilizzata per completare la scena sul palco: In scena ci sono Alberto Baraghini ed Elena Strada ad interpretare rispettivamente l’artista Arnoldo Ruben e la vecchia musa Irene. Ma a brillare è Rebecca Sisti nei panni di Maja, la moglie dello scultore, che con la sua presenza glamour senza tempo e la sua interpretazione accorata dona corpo al copione di Ibsen, i cui dialoghi suonano oggi arcaici e lontani dalla modernità. Notevole è però anche la batteria live di Yuri Piccolotto, che rientra nella «regia in scena» scelta da Badhan: enfatizza, nella «regia in scena» scelta da Badhan: enfatizza, spaventa e accompagna con naturalezza e spettacolarità allo stesso tempo,. contribuendo ad una messinscena diversa dal solito e per questo apprezzata dal pubblico

Sara Polotti, GIORNALE DI BRESCIA, Febbraio 2024.

FOTO

foto Elisa Calabrese

 
PROSSIME DATE