QUANDO NOI MORTI CI RISVEGLIAMO
da Henrik Ibsen
Dopo la lettura che Rajeev Badhan e la sua compagnia Slowmachine hanno dato de “Le notti bianche”con la freschezza del loro linguaggio – fatto di un’affascinante connessione fra teatro tradizionale, musica, video live, – e allo stesso tempo per la grande coerenza nella loro, pur attualizzata, rilettura del capolavoro dostojevskiano. Questo lavoro si concentra su un altro classico del teatro – Henrik Ibsen – e, ispirato da “Quando noi morti ci risvegliamo” porta avanti una riflessione sull’intreccio tra arte e vita, che ogni artista percepisce indissolubile. Nel testo ibseniano uno scultore in crisi creativa e matrimoniale, reincontra per caso una donna amata nel passato, la sua musa e modella della sua opera più famosa. La donna però gli rinfaccia di averle rovinato la vita. Quando l’artista riesce a convincerla ad abbandonare tutto per ricreare la loro unione nell’arte e nella vita, è però il destino a frapporsi violentemente. L’ultima livida opera di Ibsen diviene allora per Rajeev Badhan punto di partenza per sviluppare ulteriormente la sua ricerca in un’ottica di contaminazioni fra arti e nuove tecnologie, creando -spiega:
“«una dimensione in cui tutto è dichiarato, tutto è reale e allo stesso tempo tutto è finzione, tutto è vivo, ma allo stesso tempo tutto è già morto. Una dimensione visiva che cerca di andare oltre le parole, anche attraverso una costruzione sonora live e una scena che combina elementi materici naturali ed elementi tecnici».”
Rajeev Badhan

RASSEGNA STAMPA
Edoardo Gridelli, Nord Est News TRIESTE, Gennaio 2025.
il regista Rajeev Badhan – concretamente in scena insieme agli altri attori della compagnia SlowMachine – ha deciso di unire la pièce del 1899 di Henrik Ibsen all’intelligenza artificiale e alle nuove tecnologie, proponendo al pubblico un esperimento a tratti molto ben riuscito. Grazie alle intuizioni del regista, questo dramma in tre atti si arricchisce di giganteschi video in diretta, che creano piani di visione cinematografici e ipnotici, ma anche di immagini create dall’Ai, che tuttavia non snaturano il senso della drammaturgia. L’intelligenza artificiale viene, infatti, utilizzata per completare la scena sul palco: In scena ci sono Alberto Baraghini ed Elena Strada ad interpretare rispettivamente l’artista Arnoldo Ruben e la vecchia musa Irene. Ma a brillare è Rebecca Sisti nei panni di Maja, la moglie dello scultore, che con la sua presenza glamour senza tempo e la sua interpretazione accorata dona corpo al copione di Ibsen, i cui dialoghi suonano oggi arcaici e lontani dalla modernità. Notevole è però anche la batteria live di Yuri Piccolotto, che rientra nella «regia in scena» scelta da Badhan: enfatizza, nella «regia in scena» scelta da Badhan: enfatizza, spaventa e accompagna con naturalezza e spettacolarità allo stesso tempo,. contribuendo ad una messinscena diversa dal solito e per questo apprezzata dal pubblico
Sara Polotti, GIORNALE DI BRESCIA, Febbraio 2024.
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foto Elisa Calabrese