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Un progetto di Rajeev Badhan ed Elena Strada

Ideazione, regia, musiche e luci Rajeev Badhan
Aiuto regia e alla creazione Elena Strada
Animazioni Emanuele Kabu
Interviste Video: Rajeev Badhan
Audio in presa diretta: Emanuele Kabu
Color Correction: Federico Boni
Editing Audio: Enrico Fiocco
Con la partecipazione di: Rahimdad Allahdad, Anna Celda, Ousmane Dembelè, Lucky Diakpomrere, Yuliya Gladka, Lisa Kirchner, Alpha Sow Mamadou, Giovanna Maugeri, Osa‘S Ogboe, Pia Salvatori, Seydomou Simaga, Andy Ugwudike
Assistente alla produzione Giovanna Maugeri
Traduzioni Cristiana Moritsch, Giada Cerri, Marco Rivetti
Organizzazione Elena Strada Rajeev Badhan
Documentazione Fotografica Elisa Calabrese
Documentazione Video Federico Boni

Produzione SlowMachine
Con il sostegno di MiBACT Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo per il progetto MigrArti – La Cultura Unisce 2017, ANCIFunder35.

Un lavoro che nasce dall’esigenza del raccontarsi per far conoscere parte della propria storia, dalla necessità di rompere dei timori, delle sovrastrutture culturali che impediscono un contatto diretto con le persone di un nuovo paese per la paura di ciò che non si conosce.

Questa performance nasce da un progetto di sperimentazione artistica tra teatro e ricerca documentaria: un percorso interculturale che si interroga su cosa signi chi sentirsi a casa, sul senso di appartenenza, su cosa sia un’identità…un viaggio dentro e fuori di sé.

Il progetto, vincitore del bando ‘MigrArti – la cultura unisce’ 2017, ha visto il coinvolgimento attivo di gio- vani, migranti e professionisti del settore creativo e ha portato alla creazione di uno spettacolo multi-lin- guaggio, meticcio, biogra co.
In scena, giovani provenienti da diversi paesi/strade/storie si raccontano, si mostrano, dialogano attra- verso le arti performative: un usso migrante, un viaggio signi cativo che trova la sua espressione attra- verso l’uso di differenti linguaggi artistici in cui la contaminazione linguistico/culturale corre parallelamen- te alla contaminazione dei linguaggi artistici utilizzati, rompendo così le barriere linguistiche e culturali aprendoci ad altre realtà che solo in apparenza sono distanti dalla nostra. E che ci ricorda che siamo tutti chiamati in causa, siamo tutti responsabili quali abitanti dello stesso luogo.

Un messaggio concreto, una presa di posizione chiara sempre più necessaria.

Un progetto che parte dall’esperienza personale e sviluppa l’idea di casa (Home) nel nostro tempo in un lavoro di teatro documentario dove i protagonisti e le storie sono fuse nella reale esperienza dei performer. Un lavoro che parte dall’esigenze del raccontarsi per far conoscere parte della propria storia, dalla necessità di rompere dei timori, delle sovrastrutture culturali che impediscono un contatto diretto con le persone di un nuovo paese. L’interazione tra il video e l’azione scenica ci dà la possibilità di affrontare con maggiore cura e delicatezza queste storie così personali 

Rajeev Badhan

VIDEO
FOTO
STAMPA

“…si è aperto un bello spaccato di mondo partendo da singole esperienze personali, si è intrecciato – attraverso un lavoro che mescola teatro e documentario[…] – un dialogo interculturale e multilingue […] Il risultato è un lavoro genuino di spessore umano e artistico in cui la forza dei performer è quella di presentarsi in modo naturale e autentico, semplice e diretto”

IL CORRIERE DELLE ALPI – 01 AGOSTO 2017

L’Arena di Verona 2019 – Simone Azzoni
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